Photo by Travel South Dakota

Quanta letteratura occidentale parla dei nativi delle grandi praterie del nord e quanto poi ci si rende conto di quali generalizzazioni siano state fatte parlando di essi o perlomeno quanto poco si abbia avuto voglia o meno, per ignoranza, comodità o speculazione di capire le loro ragioni o esplorare la loro cultura.

Forse potremmo solo ora rivalutare la capacità e la resilienza di queste popolazioni di vivere in simbiosi con la natura, rispettandola e di quanta tradizione, storia e misticismo abbiano sempre avuto.

Senza necessariamente scrivere un trattato è comunque bene correggere alcuni approcci e, nel fascino generale dell’argomento, potremmo cominciare a dire che storicamente l’appellativo di queste genti collocate nel quadrante centro-nord degli Stati Uniti, su un territorio piuttosto esteso che copre Gran parte del Montana, Nebraska, North Dakota, South Dakota, Minnesota e Canada troviamo le discendenze dei Concili dei Sette Fuochi, Oceti Sakowin, una grande famiglia di nativi che abitavano dalla notte dei tempi le pianure e le foreste di questa vasta area denominati Sioux dall’appellativo dato loro dagli Algoncini “Nadowe Su” ovvero “piccolo sonaglio” come quello dei serpenti a sonagli tanto presenti in quest area ma poi abbreviato per comodità dai trapper francesi nell’ odierno e definitivamente utilizzato termine Sioux.

Questa vasta famiglia parla tre dialetti Lakota e Nakota (alleati o amici) e Dakota (dalla parola Da che significa “considerato” e Koda o “amico”) proprio perché la distribuzione originaria ed attuale era su un territorio molto vasto: ad oggi, Lakota e Dakota sono i due dialetti principali, con il Nakota che è il meno usato ma comunque non hanno difficoltà a intendersi.

La maggior parte dei Lakota, Dakota e Nakota vive nelle nove riserve del South Dakota. Ci sono anche riserve Sioux in North Dakota, Nebraska, Montana, Minnesota e Canada.

Oggi, a seguito dell’Indian Reorganization Act, circa un terzo della popolazione indiana totale vive nelle riserve nelle aree urbane.

La Grande Nazione Sioux

Solo il South Dakota annovera più di 71.000 nativi che sono distribuiti nelle nove riserve:

  • Cheyenne River
  • Crow Creek
  • Flandreau
  • Lower Brule
  • Pine Ridge
  • Rosebud
  • Sisseton Wahpeton
  • Standing Rock
  • Yankton

Sono perlopiù affiliati a comunità quali Oglala, Sicangu, Santee, Brule e sono ancora un popolo fiero delle proprie origini e tradizioni suddivisi anche semplicemente per il nome dei tre dialetti ovvero Lakota, Dakota e Nakota. Ogni comunità vanta una propria storia che ben si distingue tra le varie popolazioni nella nazione Sioux.

Il territorio di incredibile bellezza e la varietà del paesaggio, nonché il fascino che storia e tradizione di questo popolo può esercitare su un pubblico di viaggiatori più consapevoli non deve escludere l’opportunità di comprendere più a fondo questo aspetto del territorio americano e deve assolutamente prevedere di includere una sosta ad almeno un centro culturale prima di percorrerne la rotta.

Riporto per comodità alcuni tra i più interessanti distribuiti tra gli stati sopra indicati:

Akta Lakota Museum & Cultural Center – un distaccamento della St. Joseph Indian School a Chamberlain. Una ricca raccolta di materiali, tradizioni, leggende e aspetti linguistici dei nativi delle praterie

Red Cloud Indian School – fondata nel 1888 da Capo Nuvola Rossa e dal gesuita Black Robes al fine di istituire un riferimento per le generazioni a venire nella riserva di Pine Ridge, una delle più povere negli States, in South Dakota. Una raccolta di testimonianze e la missione di mantenere viva tradizione e cultura dei Lakota negli anni a venire

Crazy Horse Memorial – un complesso di 3700mq, con visitors center e museo nonchè monumento dedicato alla guida spirituale Crazy Horse, orgogliosamente commissionato e interamente finanziato dalla tribù Lakota allo scultore Ziolkowski

Tatanka: Story of the Bison – preservare la storia di queste popolazioni è importante, ancor più se lo sponsor è un famoso attore e regista come Kevin Costner che in questo centro culturale ha creduto e investito per avvicinare attraverso raccolte, testimonianze e memorabilia della celebre pellicola “Balla coi lupi”

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